VENTUNORA: la “mostra” di un antico orologio in Cerreto Sannita

Il testo indaga sulla ‘mostra’ di un antico orologio a 24 ore recuperato dalle macerie di un terremoto del 1688 ed utilizzato a scopo decorativo sul sagrato della chiesa di S. Martino in Cerreto Sannita.

  Il volumetto è pubblicato nella collana dei Quaderni dell’Associazione Storica della Valle Telesina fondata nel 2014 con lo scopo di promuovere e incentivare la ricerca storica e che si è particolarmente distinta nella pubblicazione di Fonti di storia locale con apparato scientifico-critico di grande qualità.
Ciaburri parte dalla “sua” Cerreto e stabilisce immediatamente un legame tra il territorio e i suoi abitanti: «Ventunora è un titolo legato all’oggetto di studio, ma anche a tutti i  lavoratori la cui vita è stata scandita dai suoi rintocchi, che nelle campagne indicavano al massaro quando dar fiato alla ‘tufa’ – conchiglia utilizzata alla stregua di un corno – per richiamare gli operai dai campi» (dalla Premessa, p. 13).
Il suo lavoro è di difficile classificazione: parla della storia di Cerreto ma non è solo un libro di storia, analizza la riedificazione della città dopo il terremoto del 1688 ma non è solo un trattato di architettura, ricostruisce con precisione “maniacale” tutte le fasi della costruzione
di San Martino, ma la sua non è solo una edizione di fonti storiche ed iconografiche pur sviscerate sotto ogni aspetto. L’autore affronta, anche con complessi disegni geometrici, la natura dell’oggetto di studio, e, sempre guidato dal dubbio, e dal confronto con esperti dell’argomento e dalla continua verifica scientifica e matematica delle osservazioni empiriche giunge alla conclusione che «l’oggetto in esame non può essere una meridiana né
un orologio solare, ma si tratta della ‘mostra’ o quadrante di un antico orologio Italico da torre a ventiquattro ore e a lancetta unica».
Il suo è un viaggio iniziato nell’infanzia quando da bambino usava il suo corpo come gnomone ponendosi al centro della presunta meridiana per leggere l’ora dalla sua stessa ombra e giungendo alla conclusione, già allora, che “non può trattarsi di una meridiana”!
Nicola, nato proprio a Piazza San Martino, è architetto, vive e lavora a Roma. Nel 1978 si è laureato in Architettura presso la Federico II di Napoli con una tesi su Cerreto Sannita. Ha pubblicato numerosi interventi sull’urbanistica cerretese e si è interessato al problema sismico sia a livello teorico sia a livello pratico partecipando alla compilazione delle schede dei danni dopo i terremoti dell’Irpinia, dell’Aquila, dell’Emilia e dell’Italia centrale e progettando interventi di riparazione da danni sismici. Ha svolto attività professionale in proprio con progetti di restauro e consolidamento di edifici settecenteschi e nuove edificazioni collaborando tra l’altro, come progettista, con lo studio Manara.
Cerreto è sempre stato al centro dei suoi studi, del suo lavoro e di tutta la sua produzione scientifica. Ha pubblicato: nel 1990 …di città cadute per tremuoti in Cerreto Sannita – Il laboratorio di progettazione 1988 (a cura di Francesco Moschini); nel 2014, con Renato Pescitelli, La Chiesa Collegiata di San Martino della Cerreto Medievale; nel 2017 La forma come resistenza sismica: una città ricostruita dopo il terremoto del 1688; nel 2019 Il “grand tour” e gli affreschi di palazzo Ungaro a Cerreto Sannita; nel 2019, con Franca Castagnino Mazzacane e Enzo Mazzacane, Le tradizioni popolari di Cerreto Sannita Ventunora rappresenta l’ennesimo tassello al recupero e consolidamento delle radici che per lui non è mai lavoro concluso, ma continua ricerca e analisi e studio e verifica e “ritorno”…, perché, come dice Ursula Le Guin, l’unico viaggio è il ritorno.
Il volume è arricchito dalla splendida introduzione di Angelo Turco che proietta Cerreto e la sua meridiana di San Martino in un contesto internazionale: dalla stazione di Perpignan dipinta da Dalì alla Piazza Jamaa el Fna, centro della vita pubblica di Marrakech e luogo più importante della Medina, da Pechino alla Cordigliera delle Ande, dalle foreste pluviali congolesi a Venezia, tutte testimonianze di una vita errabonda che sembra trovare un approdo nella Piazza della Cerreto – ennesimo ritorno! – ricostruita dopo il terremoto dove «perfino “un turco venuto alla santa fede” fu pagato per una prestazione d’opera» (dalla prefazione di Angelo Turco, p. 11).