Dalla prefazione del Presidente dell’Associazione Storica della Valle Telesina, Alessandro Liverini:
«Esprimo gratitudine e ammirazione nei confronti dei tanti studiosi che hanno inteso contribuire alla quarta edizione dell’Annuario dell’Associazione Storica della Valle Telesina.
A loro mi lega un’amicizia vera. Che non è caratterizzata da frequentazioni abitudinarie o da conversazioni quotidiane, ma che si fonda su un interesse, direi, esistenziale: la passione per la conoscenza del passato e, più in generale, della storia delle terre in cui ci è toccato di vivere. E questo legame di amicizia è tanto più forte e autentico, in quanto la conoscenza dei fatti del passato non è collezione di cose antiche e polverose, ma comprensione di noi stessi. La storia è sempre storia contemporanea, perché nasce da un bisogno del presente. Da un problema, da un nodo – pratico o teorico che sia – che sentiamo la necessità di sciogliere per poter tornare ad agire con maggiore efficacia e serenità.
[…] E così saluto e ringrazio gli amici di sempre, Luigi Cielo, Domenico Caiazza, Cosimo Formichella, Ugo Simeone, Silvio Falato, Reodolfo Antonio Mongillo, Domenico Camilli, Vito A. Maturo, Nicola Ciaburri, Emanuele Ricciardi, Marica De Toro, Luigi Di Cosmo, Giovanni Rainone, Rosario Di Lello, Jonathan Esposito, Sandro Cassella, Carmine Megaro, Antonio Iadonisi, che rappresentano la punta più avanzata della storia e della storiografia sannita, gli studiosi, non accademici, che hanno inteso proseguire la bella tradizione degli studi storici sanniti […]. Alle amicizie consolidate se ne sono aggiunte di nuove. Non si tratta di abitatori delle nostre terre sannite, ma di validissimi compagni di viaggio forestieri che hanno saputo riconoscere nella storia di questa porzione di Sud Italia motivi di interesse. Saluto con entusiasmo e ringrazio la professoressa Aquilina Olleia, da Terracina, che ci ha parlato di un frammento dimenticato della storia dei Borbone ed il professor Gaetano Antonio Gualtieri, da Bologna, che ci ha parlato del pensiero dell’abate molisano Francesco Longano. Entrambi gli scritti mirano ad individuare le ricadute territoriali della cultura umanistica e illuministica – sia in termini di riflessione filosofica, sia di sperimentazione, seppure in forma embrionale, di nuove forme di organizzazione del potere. Sia la Filopoli di Longano, di cui ci parla il Gualtieri, sia la Ferdinandopoli di Ferdinando IV di Borbone, di cui ci parla la Olleia, si collocano nel solco delle elaborazioni di Tommaso Moro (Utopia) e di Tommaso Campanella (La città del sole)».
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